Luglio è arrivato. Le vacanze dovevano partire. Ma è partito prima il covid.
Siamo bloccati in Australia. Lo so. Non sono l'unica a cui sta capitando. E non dovrei manco lamentarmi in teoria.
Siamo "bloccati" in un posto bellissimo. Qui non c'è stato nemmeno un vero e proprio lock-down a dirla tutta. Siamo potuti uscire. I numeri dei contagi non sono mai stati così alti da destare troppa preoccupazione. Abbiamo fatto solo un mese di home-schooling. E non è andato poi nemmeno così male.
Ma non posso tornare in Sardegna. Dopo 16 anni di espatrio, questa è la seconda volta in cui non rientro a casa mia per luglio.
La prima è stata in Peru, 5 anni fa. Il motivo? Era appena nato il mio secondogenito. La mia prima andava a scuola e non era pensabile farle perdere dei giorni dopo che si era appena ambientata nel nuovo paese e nella sua nuova scuola. Vi spiego: eravamo appena arrivati in Perù, perché a me le cose facili non piacciono. Avevamo fatto un trasloco internazionale da Arabia Saudita a Lima. Io incinta di 5 mesi. Non parlavo una parola di spagnolo e mi è sembrata una ottima idea partorire li comunque. Vabbè, se mi seguite da un pò non vi sembrerà strano no?
Comunque, tornando all'argomento principale, le vacanze mancate.
Quando a gennaio festeggiavamo il nuovo anno fronte Opera House, mai mi sarei immaginata tutto questo. Luglio era lontano e nessun virus all'orizzonte. Piano piano ( e nemmeno poi tanto) la situazione mondiale si è delineata. Ma davvero mai avremo pensato di non poter tornare a casa.
E invece.
Ieri ero al telefono con mia sorella. Era a casa mia. Con i miei vestiti addosso. Ma questo è un altro problema che affronteremo in un altro momento.
Vagava con la fotocamera accesa. Accarezzava il mio gatto. Poi è andata in spiaggia. E io ho avuto un groppo in gola. Mi manca tutto. Mi manca svegliarmi li. La mia famiglia. Il cibo buono. Lasciare i miei figli ai nonni (oh quanto mi manca questo). Mi mancano i miei vestiti. Si, lo so, è una cosa scema.
Ma un anno intero lontana non ero pronta psicologicamente. Mi è stato detto: c'è chi sta peggio. Voi state bene. Siete insieme. Sei un posto bellissimo. E viaggia li. Non ti puoi lamentare.
Tutto vero.
Ma cazzo.
Si che mi lamento. Lamento scemo? SI. Vorrei essere a casa. Nel mio mare. Con la mia famiglia. Tutta la mia famiglia. Farmi pure le 36 ore di viaggio.
Questo virus ha messo in discussione TUTTO. Saper di non essere liberi di muoversi fa male.
Ripeto. Stiamo bene. Siamo insieme. Siamo in un bel posto.
Ma mi manca casa.
Lo posso dire almeno questo?
Non so se è un lamento. Chiamatelo come volete.
Vorrei solo un pat pat e un: torneremo a viaggiare presto.
Facciamo un gruppo di supporto?
È veramente una situazione assurda. Non essere liberi di poter tornare nel proprio paese è una crudeltà tremenda. Certo il posto in cui sei è bellissimo, ma hai il sacrosanto diritto di essere arrabbiata. Mai si sarebbe potuto immaginare di non avere più la libertà di viaggiare per il mondo. È una condizione del tutto nuova, inconcepibile e inaccettabile. Finirà prima o poi. Speriamo prestissimo. E intanto menomale che ci si può vedere almeno virtualmente! Coraggio Nadja, passerà! Un bacione grandissimo
RispondiEliminaIo dovrei andare in Sicilia a breve, per noi é più semplice perché siamo vicini, ma io finché non vedo non credo.
RispondiEliminaPosso dirti che l'idea di non potere andare ha intristito pure me, quando hanno iniziato a riaprire ed é sembrato si potesse andare mi sono rasserenata, ma se dovessi non poter partire per un qualsiasi peggioramento della situazione mi dispiacerebbe non poco.
Mi sembra di essere un disco rotto: quante volte l’ho detto in questi mesi? Eppure qui anche spostarsi di stato e’ difficile, speravano migliorasse invece? Ed e’ da Natale che non vedo mia figlia. Ma lo sapevi già ...
RispondiEliminaun miracolo direttamenre per il mndo lo posso chiedere, questo voglio/
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